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MARIE ANTOINETTE, I COSTUMI DI UNA REGINA DA OSCAR AL MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO

MARIE ANTOINETTE, I COSTUMI DI UNA REGINA DA OSCAR AL MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO

Marie Antoinette. I costumi di una regina da Oscar. E’ il titolo della mostra visitabile fino al 27 maggio al primo piano del Museo del Tessuto di Prato dedicata a una selezione di abiti di scena femminili e maschili ideati dalla costumista di fama mondiale Milena Canonero che, con la produzione realizzata appositamente per il film Marie Antoinette diretto dalla regista Sofia Coppola, ha ottenuto nel 2007 il Premio Oscar.

Il percorso espositivo si apre con una installazione multimediale che ripercorre le tappe più significative della vita della giovane Regina, ma anche il contesto sociale in cui è vissuta e soprattutto la sua grande passione per la moda. L’immagine pubblica del personaggio è frutto dell’inventiva dei migliori artigiani di Francia, che per lei hanno confezionato abiti sontuosi, accessori raffinati, parrucche stravaganti e preziosi gioielli, imitati in seguito non solo dalle nobildonne di Versailles ma da tutte le corti europee. La prima installazione contempla alcuni corsetti e sottogonne, rigide e complesse sottostrutture per gli abiti del tempo, affiancati dall’abito realizzato appositamente per lo shooting che la rivista Vogue America ha dedicato al film.

Nella sala adiacente, allestita con dettagli che richiamano i grandi saloni di Versailles con imponenti cornici sospese e una scalinata a gradoni, la mostra vera e propria, organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato in collaborazione con la Sartoria The One – la più giovane sartoria cinematografica e teatrale di Roma – i cui modelli indossati dai protagonisti del film sono stati valutati dalla critica come il frutto della migliore reinterpretazione cinematografica mai realizzata dell’abbigliamento del XVIII secolo.     Dall’abito invernale indossato da una giovanissima Marie Antoinette al momento della sua partenza dalla corte di Vienna al busto e doppio panier della scena della vestizione alla francese, dagli abiti indossati dalla coppia reale nel giorno dell’incoronazione fino a quelli con cui Marie Antoinette fugge da Versailles. Nel mezzo, una serie di riproduzioni ispirate ai momenti salienti della vita di questa giovane regnante che nei suoi primi anni di permanenza in Francia mal si è abituata alla vita a corte: ecco quindi che si ritrovano tra i modelli esposti anche quello dell’incontro con il Duca di Fersen e con Madame du Barry o quello con cui ella apprende tramite missiva scritta della morte della madre, Maria Teresa d’Austria. I costumi progettati da Milena Canonero sono stati realizzati ispirandosi al ritratto psicologico del personaggio proposto dalla Coppola e sono il frutto di una approfondita indagine iconografica condotta sulla pittura europea del Settecento, soprattutto per quanto riguarda le fogge, i gioielli, le acconciature, i ricami e le sottostrutture. Il film non è solo una riproposizione in chiave storica ma anche, anzi soprattutto, un fenomeno di costume e moda che ha segnato un nuovo modo di interpretare il soggetto storico nel cinema, conferendo all’immagine di Marie Antoinette un lato iconico, contemporaneo e glamour. Tanto da osare in alcune riprese, il paradossale abbinamento degli abiti storici con calzature contemporanee come le Converse All Star.

Marie Antoinette non è stata solo una icona di stile ma anche una delle più grandi estimatrici, nonché consumatrice abituale, di una deliziosa bevanda che noi conosciamo come cioccolata in tazza, preparata rigorosamente secondo la ricetta del suo personale Maître Chocolatier – che aveva insistentemente voluto portare con sé da Vienna dove era solita consumare tale bevanda ogni mattina a letto – arricchita spesso con fiori d’arancio o mandorle dolci, a cui sembra sia stato in seguito aggiunto un ulteriore ingrediente ovvero un tocco di ambra grigia, particolare, costosissimo e quasi impossibile da trovare se non in qualche sofisticato restaurant parisien.

Il cioccolato e le spezie sono due elementi particolarmente apprezzati tra la nobiltà del Settecento, in quanto incarnavano il simbolo della ricchezza e dell’opulenza per via del loro costo proibitivo per il resto della popolazione. Anche l’Italia ha avuto nella cioccolata in tazza il suo simbolo del potere: tra i principali estimatori della bevanda c’è infatti anche la Famiglia Medici, della quale è stata ritrovata la ricetta segreta per preparare il cioccolato al gelsomino, che vi riportiamo fedelmente.

-*-*-*- Cioccolato al gelsomino -*-*-*-

Piglia caccao torrefatto, e ripulito e stritolato grossamente libbre 10 .

Gelsomini freschi sufficienti da mescolar con detto caccao, facendo strato sopra strato in una scatola o altro arnese, e si lascino stare 24 ore, e poi si levano e si tornano a mettere altrettanti in esso caccao, facendo strato sopra strato come prima; e così ogni 24 ore si mettono gelsomini freschi per dieci o dodici volte .

Poi piglia zucchero bianco buono asciutto libbre 8.

Vaniglie perfette once 3.

Cannella fina perfetta once 6 .

Ambra grigia scrupoli 2.

E secondo l’arte si fa il cioccolatte; avvertendo nel fabbricarlo che la pietra sia poco calda; ma che l’artefice lo lavori che non passi quattro o cinque libbre per massa al più, perché se scaldasse troppo la pietra, e perderebbe il suo odore.

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